Perché abbiamo paura degli psichedelici?

Ci è stato insegnato che presi anche solo una volta potevano cambiarci la vita. Quello che non ci è stato detto, è che il punto era proprio quello.

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Il termine Psichedelico è stato coniato nel 1956 da Humphry Osmond, unendo le parole greche ψυχή “psiche”, e δήλος “delos”, letteralmente “che manifesta la mente”.  Osmond è stato tra i primi psichiatri inglesi a studiare il potenziale terapeutico dell’LSD su soggetti umani.

Le altre principali sostanze psichedeliche ad oggi conosciute sono la Psilocibina (i famosi funghi magici utilizzati fin dall’antichità da diverse civiltà), la Mescalina (contenuta nel cactus Peyote utilizzato per i rituali di visione e divinazione dai Nativi d’America) e la DMT (uno dei principi attivi contenuti nell’Ayahuasca).

Per capire come mai siamo arrivati a demonizzare e bandire gli psichedelici nella società odierna, tuttavia, dobbiamo seguire la storia dell’LSD e dei suoi protagonisti.

Il padre dell’LSD

L’LSD (dietilammide-25 dell’acido lisergico) è stata sintetizzata per la prima volta nel 1938 da Albert Hoffmann nei laboratori della casa farmaceutica svizzera Sandoz (oggi Novartis) studiando le proprietà dell’Ergot, un fungo parassita della Segale.

Hoffmann scopre per caso le proprietà allucinogene del campione di laboratorio numero 25 quando entra inconsapevolmente in contatto con una goccia della sostanza. Sentendo i primi effetti decide di rientrare a casa continuando l’esperienza durante uno storico viaggio in bicicletta che lo porta a concludere il primo journey con l’LSD sul suo divano di casa in preda alla convinzione che la sua vita sarebbe finita di li a poco.

Fortunatamente ciò non avvenne e l’LSD-25, con il nome di Delisyd, diventò un prodotto farmaceutico utilizzato per lo studio della schizofrenia, per coadiuvare le sessioni di psicanalisi e per trattare depressione e alcolismo. Siamo negli anni 50.

Hoffmann dedicò il resto della sua vita allo studio e sintesi dei principi attivi delle cosiddette “piante sacre” e fu anche padre della Psilocibina.

L’apostolo dell’LSD

Sono gli anni 60, dopo il dottorato in psicologia Timothy Leary viene nominato assistente all’università di Berkley in California e poi lettorato all’università di Harvard. Il suo incontro con gli psichedelici avvenne in Messico con i funghi magici (Psilocibina) di cui racconta che “come studioso di psicologia, compresi più cose sulla mente umana durante quell’esperienza di tre ore che nei precedenti vent’anni.

Leary iniziò quindi a condurre ricerche sulla Psilocibina e poi sull’LSD per il trattamento dell’alcolismo e per la rieducazione dei criminali recidivi. In questi studi Leary inizia a coinvolgere anche gli studenti… la scintilla era scoccata e il percorso dell’LSD segnato. Di li a poco venne licenziato dall’università di Harvard con la motivazione di non perseguire più i fini scientifici.

Diversamente da Hoffmann che ha sempre avuto un approccio più cauto, Leary è convinto che l’LSD non debba rimanere vincolato agli ambiti di ricerca e inizia a promuoverlo anche utilizzando testimonial all’epoca famosi. Alla base di questa apertura c’è la forte convinzione che gli stati trascendentali di coscienza e la derivante consapevolezza a cui si può arrivare siano un patrimonio dell’umanità e debbano essere diffusi il più possibile. “Turn on, tune in, drop out” (accenditi, sintonizzati, abbandonati) era il motto che proclamava il suo pensiero.

Leary è considerato il padre e una delle figure iconiche della cultura Hippie psichedelica, militante, determinato e determinante nella diffusione degli psichedelici come strumento di scoperta del sé e uno dei personaggi più esposti, come vedremo a breve.

Nemico pubblico N. 1

In quegli anni Richard Nixon era presidente degli Stati Uniti. I figli dei fiori erano ormai diventati un fenomeno di massa con il loro famoso motto “Fate l’amore non fate la guerra”. Il movimento rifiutava l’autorità e proclamava la pace manifestando contro la guerra del Vietnam.

In questo contesto il presidente Nixon dichiarò Leary “l’uomo più pericoloso d’America” e nel corso degli anni successivi venne arrestato due volte riuscendo in entrambi i casi ad evadere in una rocambolesca serie di eventi degni di un film da grande schermo.

Alla fine degli anni 60 iniziò così una delle più vaste operazioni propagandistiche anti-droga dove il messaggio veniva anche esageratamente gonfiato (per capirci, secondo alcune campagne televisive dell’epoca un solo trip con l’LSD poteva creare danni ai cromosomi – guarda il video in inglese). Tutto questo culminò nel 1970 con il Comprehensive Drug Abuse Prevention and Control Act che rese illegale l’utilizzo degli psichedelici e di fatto ne bloccò lo studio presso le istituzioni di ricerca.

Dal 1970, quello che era nato come un farmaco dalle enormi potenzialità nel trattamento di dipendenze, alcolismo, depressione e nella riabilitazione dei carcerati, viene trattato alla stregua di altre sostanze narcotiche che generano invece modelli di abuso (nessuna delle sostanze psichedeliche sembra generare dipendenza, mentre alcune possono generare tolleranza farmacologica e richiedere quindi dosi più alte successivamente ad un uso frequente).

Conclusioni

Quello che abbiamo visto è la sintesi molto estrema di una storia recente che inquadra il motivo per cui la nostra società è arrivata a bandire l’utilizzo degli psichedelici ritenendoli tra le sostanze più pericolose.

Storicamente, piante considerate sacre e contenenti sostanze psichedeliche sono state utilizzate nei millenni da popolazioni e civiltà antiche. Esistono diversi ricercatori che hanno ipotizzato come la loro interazione con l’uomo abbia giocato un ruolo importante proprio nello sviluppo di queste civiltà, uno di questi è Terence MkKenna.

Nonostante la brevità della trattazione mi auguro di averti dato alcuni spunti di ricerca se vorrai approfondire autonomamente l’argomento.

Riferimenti