Ho provato l’Ayahuasca, ed ora?

Existence (ritaglio) – By Android Jones (androidjones.com)

Partecipare all’Ayahuasca è solo l’inizio. Il lavoro duro viene dopo, quando ci troviamo ad affrontare la vita di tutti i giorni con occhi nuovi. Uno studio pilota ci aiuta a capire le qualità da mettere in campo nell’importante e faticoso percorso dell’integrazione.

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Una della frasi che si sentono spesso da chi ha partecipato all’Ayahuasca è che “è come condensare dieci anni di psicoterapia in tre ore”. Al tempo non conoscevo ancora l’Ayahuasca e quando mi furono riferite queste parole non diedi molto peso alla cosa liquidandola come un modo carino per descrivere un esperienza interessante.

A seguire realizzai quanto fosse azzeccata questa similitudine non solo per l’associazione con i potenziali risultati ottenibili con l’Ayahuasca. Ad essere condensata è, infatti, anche tutta la fatica di dieci anni (parte di essa, quantomeno, sicuramente concentrata in una finestra di poche ore). Bere Ayahuasca può essere molto impegnativo.

Quello che la metafora non racconta, tuttavia, è il lavoro che viene dopo che può essere altrettanto – se non più importante – dell’esperienza stessa. Se è vero infatti che le intuizioni emerse durante il workshop possono essere molto “illuminanti”, non è invece scontato che si riesca ad integrarle nel proprio cammino di vita.

Con Integrazione si intende, in psicologia, il processo secondo cui un esperienza viene assimilata nei tratti della propria personalità migliorando l’armonia con se stessi e l’ambiente che ci circonda.

Nell’ultimo decennio l’Ayahuasca è stata oggetto di numerosi studi scientifici, orientati principalmente alle sue caratteristiche chimiche e farmacologiche. Meno invece è stato studiato e teorizzato sugli aspetti psicologici i cui risultati appartengono ancora molto al contesto empirico. È così che incoraggiati dai risultati pratici negli ultimi anni sono stati avviati diversi studi pilota, tra cui la ricerca condotta da Petra Bokor, MSc Transpersonal Psychology dell’ Università di Pécs in Ungheria.

Nella sua presentazione alla Conferenza Mondiale sull’Ayahuasca (World Ayahuasca Conference) organizzata dalla ICEERS Foundation e tenutasi ad Ibiza nel 2014, Petra ha raccontato i risultati del suo studio preliminare alla ricerca delle caratteristiche che permettono di avere successo nell’integrazione successiva all’esperienza con l’Ayahuasca.

La ricerca vuole verificare se “Esistono specifici fattori psicologici del partecipante, o specifiche modalità o contenuti dell’esperienza che facilitano l’integrazione”.

A tal proposito sono stati coinvolti 12 adulti di nazionalità europea che nell’arco di un anno hanno scritto le loro esperienze e i loro progressi ogni 6-8 settimane nel periodo successivo alla loro esperienza con l’Ayahuasca (partecipando a 2 e fino a 5 cerimonie nei sei mesi precedenti). Lo studio utilizza dei modelli di analisi del testo che consentono di identificare le caratteristiche psicologiche degli autori durante il loro processo di integrazione, in particolare distinguendo il Pensiero Primordiale (la capacità di creare associazioni, intuizioni, non necessariamente legato alla realtà) dal Pensiero Concettuale (capacità di astrazione, logica, orientamento alla realtà e alla soluzione di problemi). Tre psicologi clinici hanno poi decretato chi dei partecipanti ha avuto successo nell’integrazione e chi no.

Visto da vicino il processo di integrazione si compone di due fasi:

  1. L’Assimilazione è la parte esperienziale che genera intuizioni e, tramite un processo di decondizionamento e reintegrazione, può generare dei nuovi modelli di comportamento, che in questa fase esistono almeno in potenza.
  2. L’Implementazione è il momento in cui le intuizioni e i nuovi modelli di comportamento assimilati durante l’esperienza con l’Ayahuasca vengono incorporati e sedimentano attraverso uno sforzo consapevole. È la manifestazione di quanto assimilato in precedenza.

L’implementazione è un processo che richiede un’azione quotidiana su se stessi, l’analogia con l’esercizio fisico per mantenersi tonici e in salute è calzante. A parità di esperienza, tuttavia, non tutti i partecipanti hanno la capacità di portare un cambiamento sensibile nella propria vita di tutti i giorni.

Quali sono allora le caratteristiche che consentono di avere successo nell’integrazione dell’esperienza con l’Ayahuasca?

L’analisi è condotta su due aree e per ognuna si ha un risultato:

  1. Esperienza con l’Ayahuasca. Chi ha avuto successo nell’integrazione ha vissuto l’esperienza secondo alcune categorie del Pensiero Primordiale (principalmente “Volontà” e “Princìpi Morali”). Chi non è riuscito nell’integrazione ha vissuto l’esperienza secondo alcune categorie del Pensiero Concettuale (principalmente “Controllo” e “Astrazione”).
  2. Integrazione. Chi ha avuto successo nell’integrazione ha mostrato di utilizzare principalmente le categorie “Strumenti” e “Ordine” che appartengono al Pensiero Concettuale, mentre chi non è riuscito nell’integrazione ha dimostrato nuovamente “Controllo” e “Astrazione” appartenenti sempre al Pensiero Concettuale.

Una terza analisi mette in relazione le corrispondenze per livello di integrazione. In questa analisi risulta come chi sia riuscito nell’integrazione evidenzi corrispondenze con le categorie di “Azione (libero arbitrio)”“Pensiero positivo” e “Riferimento a se stesso” mentre chi non è riuscito nell’integrazione evidenzia corrispondenze con “Negazione” e “Cognizione”.

Conclusioni

Durante lo studio solo 4 dei 12 partecipanti ha avuto successo nell’integrazione. Nonostante la ricerca presentata abbia tutti i limiti di un pilota, analizzarne i risultati può essere importante per iniziare a capire quali strumenti utilizzare nel facilitare sia l’esperienza con l’Ayahuasca che il processo di integrazione.

In particolare si è osservato come il successo nell’integrazione è più probabile in chi riesce a scendere in profondità nella fase regressiva durante l’esperienza con l’Ayahuasca abbandonandosi e utilizzando il Pensiero Primordiale, per poi riflettere sulle intuizioni e sviluppare nuovi comportamenti utilizzando il Pensiero Concettuale.

In particolare sembra aiutare l’integrazione e prevederne il successo quando durante l’esperienza con l’Ayahuasca sono presenti simultaneamente nel partecipante la consapevolezza di ciò che si vuole e l’imperativo morale della cognizione del bene e del male.

Chi non è riuscito nell’integrazione ha dimostrato di utilizzare in modo meno differenziato le due tipologie di pensiero, con una predominante del Pensiero Concettuale, sia durante l’esperienza che successivamente nella fase di integrazione.

In particolare sembra sfavorire l’integrazione e prevederne l’insuccesso quando durante l’esperienza con l’Ayahuasca il partecipante mantiene attivi la capacità di astrazione e il pensiero concettuale che sono indicativi di una incapacità ad abbandonarsi totalmente alla fase regressiva.

Riferimenti